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Il senso di Renzi per scuola, cultura e conflitto di interessi

Letta e RenziPiù scavi in questo Governo Napolitano III e più resti abbacinato dalla pochezza che lo caratterizza. Per chi crede che Berlusconi sia ormai sullo sfondo, segnalo – oltre ad Orlando alla Giustizia e a quei minuti di chiacchierata privata tra il maestro Silvio e l’allievo Matteo – la presenza della nota bolscevica Guidi allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni. Pochi giorni fa Federica Guidi – convinta fan del nucleare come il Ministro dell’Ambiente Galletti – era ad Arcore, forse per parlare anche di una sua candidatura alle Europee in Forza Italia. La sua azienda di famiglia, la Ducati Energia, sta spingendo disinvoltamente sulla delocalizzazione in Europa dell’Est, Estremo Oriente e America Latina. E sempre la sua azienda di famiglia serve Enel, Poste e altre aziende pubbliche. La Guidi si è dimessa Federica Guididalle sue cariche, ma il conflitto di interessi resta evidente (Alberto Crepaldi lo spiega chiaramente qui). La Ducati Energia opera in tutti i settori controllati dal ministero: energia elettrica, eolico, elettronica, meccanica di precisione. Fornisce i suoi prodotti anche ai grandi gruppi pubblici di cui lo Stato è ancora azionista di maggioranza o di riferimento, attraverso il ministero del Tesoro: EnelPosteFerrovie dello Stato. Renzi ha appena cominciato e già dovrebbe dimettere un suo ministro, che dimostra peraltro in maniera evidente come anche Berlusconi e Verdini – grande supporter di Renzi – appoggino il governo.
Segnalo poi altre “piccole” perle, che rendono la presenza di Angelino agli Interni (“Mai più Alfano al Governo”: Matteo Peppo Pig dixit) quasi un dato marginale. Per esempio: chi ha riportato la Shalabayeva non è più ministro, chi creò il disastro Shalabayeva lo è ancora. Ancora per esempio: i conflitti di interesse li ha anche il ministro del Lavoro Poletti (Expo 2015, Tav, Coop, Eataly). Sempre per esempio: alla Pubblica Istruzione c’è Stefania Giannini. Cioè Sciolta Civica. Stefania GianniniMatteo Peppo Pig giurava che la scuola era un luogo nevralgico, che era un ministero chiave, che  “la scuola è il terreno sul quale si gioca il futuro del nostro Paese”. Ecco: quel “ministero chiave” è stato usato – lo ricorda bene Luca Sofri, non certo un antirenziano – come mero mercanteggiamento di poltrone. Si è usata la Pubblica Istruzione per dare il contentino a quel che resta dei montiani, con l’unico scopo di garantirsi la maggioranza al Senato. E menomale che a Renzi la scuola sta molto a cuore: figuriamoci se gli stava sulle palle.
E sempre per esempio: Franceschini, quello che Renzi voleva rottamare per primo o massimo per secondo (dopo D’Alema), è sempre lì. Pure lui perché garantisce consensi all’interno del Pd e dunque voti in Parlamento. Ma non è solo questo: a Franceschini è stato dato un altro ministero “chiave” per Renzi, quello della Cultura. Si era parlato di Baricco, si è arrivati a Franceschini: come scivolare da Jim Morrison a Rocco Hunt. Renzi ha usato scuola e cultura non per incentivare l’istruzione, ma per garantirsi potere. Complimenti.P.S. Da mesi sostengo che le fondamenta ideologiche di Renzi e (molti, non tutti) renziani siano prossime a Peppa Pig. Credevano che esagerassi. Macché. Ormai la realtà supera la fantasia. Così due giorni fa la neoministra Madia: “Non mi aspettavo di diventare ministro, stavo guardando Peppa Pig”.
Vamos.

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