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Posti di lavoro? Con le trivelle poco e niente, dati alla mano

rinnovabiliQuando si parla di trivelle e posti di lavoro, forse è meglio che i “fossili” sostenitori del fossile se ne stiano zitti. Perché l’alternativa, per loro, è raccontare un sacco di balle.

Ad esempio, sapete quanti posti di lavoro porta un miliardo di euro investito in petrolio e gas? Appena 500.
Lo stesso miliardo, investito in energie rinnovabili ed efficientamento energetico, porta invece ben 17mila posti di lavoro. Nel primo caso è elemosina, nel secondo è sviluppo: sia per i lavoratori che per l’ambiente che per il Paese. Perché dovremmo preferire le trivelle allora?

Le frottole poi, si sprecano nel momento della propaganda antireferendum in TV. Fior di espertoni o sedicenti tali tuonano: “Se vince il sì, si perderanno ben 10 mila posti di lavoro!” Chi vorrà prendersi la responsabilità di mettere sulla strada un simile esercito di persone?
Peccato però che nessuno di loro dica la verità, ovvero che i lavoratori delle piattaforme petrolifere, in Italia, ammontano ad appena 70 persone! Che potranno essere ricollocate senza problemi, vista la loro esperienza.

Insomma, il ricatto occupazionale non passa mai di moda e questo accade anche nel caso del referendum del 17 aprile sulle trivelle. Ma noi non ci facciamo ricattare: sappiamo che un piano di sviluppo e politica energetica sostenibile, come quello del M5S, i posti di lavoro possono solo moltiplicarsi. Senza ricatti, senza inquinamento, e senza le bugie delle lobby.

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