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No al governo dei banchieri #BoschiDimettiti

#boschidimettitiIl ministro Boschi resta attaccata alla poltrona e non prende atto che quel brav’uomo di suo padre, indagato per bancarotta fraudolenta in relazione al crac Etruria da 1,1 miliardi, forse tanto bravo non è. Soprattutto considerato l’ambiente di massoni, faccendieri e mestatori che Boschi senior frequentava e al quale si rivolgeva per il ricambio manageriale della stessa banca. Cosa aspetta a dimettersi? Il M5S chiede che si dimetta usando lo stesso metro di misura che lei stessa usò con l’ex ministro Cancellieri. Fai sentire la tua voce con un tweet con l’hashtag #BoschiDimettiti, Oggi arriva in aula alla Camera il decreto sulle Banche di Credito Cooperativo. Un provvedimento che rappresenta un altro attacco al credito di territorio e al risparmio dei cittadini, un salvagente statale per le malefatte dei banchieri, la fregatura sull’anatocismo. Un decreto che contiene cose come queste non può consentire alcun cedimento da parte nostra. FAREMO OSTRUZIONISMO e terremo inchiodata la maggioranza in aula per tutto il tempo che servirà a denunciare, in dettaglio, gli obbrobri che il governo vuole far passare con l’ennesima fiducia.
Ci faremo sentire a partire da oggi sotto Montecitorio, sia fuori che dentro il palazzo! 

Al governo non sono bastati 130.000 risparmiatori truffati dalla gestione dissennata di quattro banche e beffati dal un decreto ‘salva-banchieri’ che li ha lasciati sul lastrico. Circa 2 miliardi di capitale in azioni e quasi 800 milioni di obbligazioni subordinate erano in gran parte già bruciati da scelte manageriali criminali, ma l’azzeramento totale, la confisca formale dei titoli si poteva evitare, soprattutto sul fronte dei bond. Così come si potevano e si possono risarcire facilmente almeno gli investitori retail che ci hanno rimesso poco meno di 400 milioni di euro (pari al costo che pagheremo perchè il governo non ha voluto accorpare il referendum sulle trivelle alle amministrative).

Il Bomba e Padoan, invece, hanno messo in piedi un fondo da appena 100 milioni di euro e si sono impantanati sulla procedura, peraltro discriminante, degli arbitrati. Una procedura che, a distanza di quasi tre mesi dal varo della legge di Stabilità, è ferma, avvolta nella nebbia. I risparmiatori intanto aspettano e, accompagnati dal M5S, continuano a portare in piazza la loro disperazione, a rivendicare i loro diritti.
Ricordiamo i 500 milioni di buco di Banca Marche o sui 400 milioni di Cariferrara, entrambe dichiarate insolventi. Adesso ombre nere si addensano sulla Popolare di Vicenza, i cui azionisti hanno dapprima visto quasi azzerare il loro capitale (titoli decurtati del 90%) e poi hanno dovuto votare con la pistola alla tempia la trasformazione in Spa, la quotazione in Borsa e un aumento di capitale fino a 1,75 miliardi. Soldi che certamente non basteranno a risollevare la situazione, dopo le nefandezze della gestione Zonin.
E che dire di Veneto Banca (213 milioni di rosso nella prima semestrale 2015 e quasi 1 miliardo nel 2014)? Senza considerare l’abbraccio tra due pugili suonati, Banco Popolare e Bpm (10 miliardi di sofferenze in due), che si sta trasformando in uno psicodramma per l’opposizione della vigilanza europea, nonostante il governo e Bankitalia vogliano a tutti i costi la fusione per poi, magari, metterci dentro anche Mps.

In uno scenario di questo tipo, con il bail-in che getta nel panico i risparmiatori e compromette il rapporto tra cittadini e banche, il governo ha pensato bene di sancire il trionfo del modello “Banca Spa”, quello più speculativo che ha generato e amplificato la crisi mondiale.
Ecco che il decreto sul credito cooperativo smantella l’indipendenza delle Bcc e le pone sotto il controllo di una holding Spa. In più prevede una garanzia statale, a carico quindi dei cittadini, a copertura delle sofferenze bancarie figlie delle gestioni scriteriate dei manager degli istituti. E, negli ultimi giorni, abbiamo pure assistito alla beffa dell’anatocismo (il pagamento degli interessi sugli interessi di un prestito) reintrodotto per legge da una norma redatta dalla maggioranza sotto la dettatura delle grandi banche. Tutto ciò, dopo che il governo si prepara a concedere agli istituti la possibilità di togliere per via diretta la casa ai debitori che non riescono a pagare qualche rata di mutuo.
Addio al credito di territorio. Addio al risparmio mutualistico e solidaristico. Presto la holding unica delle Bcc potrebbe finire sotto il controllo di capitali di altra natura. Ecco l’ultima cassaforte da regalare ai soliti squali. L’esecutivo del ministro Boschi sta calpestando i principi costituzionali della tutela del risparmio e della libera iniziativa economica.

di M5S Parlamento

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