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“ Renzi e i suoi sono ai margini della legalità costituzionale ”

Stefano RodotàNon è per sot­to­li­nea­re il “ ve l’a­ve­va­mo detto”. È per­ché se qual­cu­no aves­se dato retta prima ai pro­fes­so­ro­ni forse il clima at­tor­no alle im­pre­scin­di­bi­li ri­for­me tar­ga­te Ren­zi-Bo­schi, sa­reb­be stato un po ’ meno giu­bi­lan­te. “ Quan­do ab­bia­mo messo in guar­dia sul ri­schio che si cor­re­va con que­sto tipo di cam­bia­men­ti c’è stata una le­va­ta di scudi”, spie­ga Ste­fa­no Ro­do­tà. “ Poi, pian piano, tanti com­men­ta­to­ri sono giun­ti alle no­stre stes­se con­clu­sio­ni, ma­ga­ri at­tra­ver­so pa­ro­le di­ver­se come “ de­mo­cra­tu­ra ” o ri­schio ple­bi­sci­ta­rio. Ci si è resi conto tardi di quel­lo che stava av­ve­nen­do. Non è solo una va­lu­ta­zio­ne di cro­na­ca. Ma una ri­fles­sio­ne che ci porta a dire che se fosse stato con­di­vi­so quel giu­di­zio da su­bi­to, pro­ba­bil­men­te si sa­reb­be for­ma­ta un’o­pi­nio­ne pub­bli­ca in grado di co­sti­tui­re un mi­ni­mo di ar­gi­ne”.

Que­sto se­con­do lei avreb­be fer­ma­to Renzi?
No. Ma non avreb­be co­strui­to at­tor­no a lui un’au­rea da ri­for­ma­to­re il­lu­mi­na­to, di per­so­na che co­glie­va un’e­si­gen­za fon­da­men­ta­le, che po­te­va es­se­re sod­di­sfat­ta esclu­si­va­men­te da lui e in quel modo. Forse ci sa­reb­be stato un di­scor­so pub­bli­co meno ap­piat­ti­to e meno in­col­to : la cat­ti­va po­li­ti­ca è fi­glia della cat­ti­va cul­tu­ra. E –ag­giun­go –la cat­ti­va po­li­ti­ca è anche quel­la della mi­no­ran­za del Pd. Al­l’i­ni­zio era Renzi a es­se­re mi­no­ri­ta­rio, non di­men­ti­chia­mo­lo. L’i­na­de­gua­tez­za si è tra­dot­ta in in­ca­pa­ci­tà po­li­ti­ca.
Di­co­no che siete di­strut­ti­vi.
Non è così : ab­bia­mo fatto di­ver­se pro­po­ste, per mi­glio­ra­re il bi­ca­me­ra­li­smo e an­da­re in­con­tro al­l’e­si­gen­za di una mag­gio­re spe­di­tez­za dei la­vo­ri. Si po­te­va ot­te­ne­re un buon ri­sul­ta­to, pre­ve­den­do la con­cen­tra­zio­ne di una serie di po­te­ri nella Ca­me­ra, con con­trap­pe­si ade­gua­ti. In­ve­ce si è tutto chiu­so at­tor­no al­l’i­dea della “ de­ci­sio­ne ” come unico bene che can­cel­la tutto quel­lo che il si­ste­ma delle ga­ran­zie rap­pre­sen­ta. Sono ar­ri­va­to a dire che Renzi aveva per­du­to una gran­de oc­ca­sio­ne ! Si po­te­va fare una buona ri­for­ma co­sti­tu­zio­na­le com­ples­si­va, in cui in­te­gra­re na­tu­ral­men­te anche la legge elet­to­ra­le : la legge elet­to­ra­le è un pezzo car­di­ne di qual­sia­si si­ste­ma co­sti­tu­zio­na­le. Af­fer­ma­re che cam­bia solo il mec­ca­ni­smo po­li­ti­co si­gni­fi­ca igno­ra­re un prin­ci­pio ele­men­ta­re.
Cosa pensa della so­sti­tu­zio­ne dei dieci del Pd in Com­mis­sio­ne?
Sap­pia­mo tutti cosa si­gni­fi­ca il di­vie­to di vin­co­lo di man­da­to pre­vi­sto dal­l’ar­ti­co­lo 67 della Carta. Dire che “ vale solo per l’au­la e non per le Com­mis­sio­ni ” è una sgram­ma­ti­ca­tu­ra co­sti­tu­zio­na­le.
S’in­vo­ca la di­sci­pli­na di par­ti­to.
Ma la di­sci­pli­na di par­ti­to non si fa ri­spet­ta­re for­zan­do le re­go­le della Co­sti­tu­zio­ne ! Esi­sto­no mec­ca­ni­smi in­ter­ni alle forze po­li­ti­che. La quan­ti­tà di par­la­men­ta­ri so­sti­tui­ti in­di­ca anche la qua­li­tà del cam­bia­men­to di fron­te al quale ci tro­via­mo. C’è stata una sorta di espul­sio­ne di un pezzo di par­ti­to, messo in con­di­zio­ne di non po­ter­si espri­me­re su una ma­te­ria così de­li­ca­ta : non ci si sta oc­cu­pan­do di una legge qual­sia­si, ma della legge elet­to­ra­le, cioè quel­la re­go­la che con­sen­te ai cit­ta­di­ni d’in­ter­ve­ni­re nel pro­ces­so po­li­ti­co. Que­sta espul­sio­ne è di estre­ma gra­vi­tà.
A que­sto si ag­giun­go­no i can­gu­ri, le se­du­te fiume, i voti di fi­du­cia…
Una volta la buona bor­ghe­sia –quan­do si vo­le­va stig­ma­tiz­za­re il com­por­ta­men­to di qual­cu­no, senza ar­ri­va­re a una con­dan­na de­fi­ni­ti­va –di­ce­va : “ Quel­lo vive ai mar­gi­ni della le­ga­li­tà”. Ecco, Renzi e la sua mag­gio­ran­za vi­vo­no ai mar­gi­ni della le­ga­li­tà co­sti­tu­zio­na­le. Pos­sia­mo dire –in ri­fe­ri­men­to alla sen­ten­za della Con­sul­ta sul Por­cel­lum –con­ti­nua­no a es­se­re pie­na­men­te im­mer­si in una si­tua­zio­ne di il­le­git­ti­mi­tà co­sti­tu­zio­na­le.
For­za­tu­re che sve­la­no un’in­sof­fe­ren­za o la vo­lon­tà di mo­strar­si più forte di tutto e di tutti? L’a­gi­re di Renzi è la mi­glio­re prova della fon­da­tez­za delle cri­ti­che che gli sono state mosse. C’è un bi­so­gno di af­fer­ma­re il pro­prio po­te­re, in­sof­fe­ren­te non solo dei con­trol­li, ma anche dei con­tri­bu­ti. Pen­sia­mo al Jobs Act, a come sono stati igno­ra­ti i pa­re­ri delle Com­mis­sio­ni la­vo­ro sui li­cen­zia­men­ti col­let­ti­vi. Le leggi ap­pro­va­te, com­pre­so il Jobs Act, sono vere e pro­prie de­le­ghe in bian­co : tutto que­sto tra­sfe­ri­men­to di po­te­ri nelle mani del go­ver­no alla fine ar­ri­va nelle mani del pre­si­den­te del Con­si­glio. Ha ra­gio­ne il pro­fes­sor Gian­ni Fer­ra­ra quan­do dice che l’e­si­to fi­na­le è il go­ver­no del primo mi­ni­stro. Vedo, nelle di­chia­ra­zio­ni e nei com­por­ta­men­ti del pre­mier, un os­ses­si­vo bi­so­gno di af­fer­ma­re una su­pre­ma­zia. Ma con­tem­po­ra­nea­men­te anche il segno di una de­bo­lez­za, cioè la pos­si­bi­li­tà di im­por­si solo at­tra­ver­so con­ti­nue for­za­tu­re, senza le quali non è in grado di co­strui­re un con­sen­so. E le de­bo­lez­ze sono sem­pre pe­ri­co­lo­se.
Siamo in grado di fare un bi­lan­cio po­li­ti­co?
I fatti di que­ste set­ti­ma­ne pos­so­no es­se­re con­si­de­ra­ti una prova ge­ne­ra­le di quel­lo che sa­reb­be il modo di go­ver­na­re di Renzi, se la legge elet­to­ra­le e la ri­for­ma del Se­na­to ve­nis­se­ro ap­pro­va­te : con­cen­tra­zio­ne del po­te­re e as­sen­za di un ade­gua­to si­ste­ma di con­trol­li. In una pa­ro­la, quel mu­ta­men­to della forma di go­ver­no che il mi­ni­stro Bo­schi –non sem­pre a suo agio con le ca­te­go­rie del di­rit­to co­sti­tu­zio­na­le –aveva smen­ti­to.
Che giu­di­zio dà della mi­no­ran­za del Pd?
Tutte le fra­gi­li­tà del­l’at­tua­le si­tua­zio­ne di­pen­do­no dal non aver colto im­me­dia­ta­men­te i ri­schi delle pro­po­ste del pre­mier-se­gre­ta­rio. E que­sto ha reso più dif­fi­ci­le ri­con­dur­re a ra­gio­ne e a Co­sti­tu­zio­ne i pro­get­ti di ri­for­ma. Viste le dif­fi­col­tà, ca­de­re nella trap­po­la della trat­ta­ti­va su even­tua­li mo­di­fi­che alla legge di ri­for­ma del Se­na­to, si­gni­fi­ca ri­ma­ne­re in una con­di­zio­ne po­li­ti­ca mi­no­ri­ta­ria e di poca presa. L’in­fluen­za su ciò che ac­ca­de mi pare nulla : si sono presi ri­pe­tu­ti schiaf­fi in fac­cia.

di Silvia Truzzi
Il Fatto Quotidiano 25.04.2015

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