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“Per ogni dubbio, mandatemi email” Nessuna risposta

ABBIAMO INVIATO A MATTEO@GOVERNO.IT   20 MESSAGGI: SENZA DIRETTA TV TUTTO TACE.

 Renzi ottiene la fiducia del Parlamento e il giorno dopo è a Treviso, in una scuola dove i bimbi degli immigrati sono integrati e la tecnologia è di casa: “Cari ragazzi, se ci sono problemi scrivetemi tutto: la email è matteo@gover  no.it  ”. Da quel 26 febbraio il comune cittadino ha trovato un indirizzo sicuro cui rivolgere le domande più pressanti. Un riferimento per amici vicini e lontani, come ha specificato il premier nella lettera di commiato da Palazzo Vecchio lo scorso 24 marzo: cari fiorentini, care fiorentine, sappiate che “ho cambiato email. L’indirizzo adesso è mat  teo@governo.it  . Vi leggerò la sera, da Palazzo Chigi”.    Ebbene: quanti e quali messaggi sono giunti alla casella email? Soprattutto, quante risposte il solerte comunicatore ha voluto battere sui tasti del suo portatile? Un modesto tentativo di contatto l’abbiamo lanciato anche noi del Fatto mandando 20 domande da 20 indirizzi email diversi: tutti attivi, intestati a persone di nostra diretta conoscenza, che hanno mantenuto copia dell’invio.GLI ARGOMENTI ERANO VARI, dal lavoro alla procreazione assistita fino alla politica internazionale. Tipo: “Caro Matteo, a certe cose non ci credo, ma tu sei diverso e lo dico sempre a mio marito. Quindi ti scrivo perché voglio sapere una cosa: non riusciamo ad avere figli, e per colpa della Chiesa in Italia è tutto proibito. Per questo dobbiamo andare in Spagna e costa molti euro. Tu pensi di fare qualcosa? Grazie comunque per quello che stai facendo per noi”. Oppure: “Salve signor Matteo, sono una madre di tre figli. Due stanno finendo la scuola ma il più grande è già tre anni che cerca lavoro. Io penso che sia un bravo ragazzo, ma quanto è difficile per una madre stargli dietro e non essere preoccupati. Lei parla tanto di lavoro ma non potrebbe fare qualcosa di più preciso?”. I 20 messaggi sono partiti il 2 aprile, e al momento non hanno ottenuto alcuna risposta.

 

Meglio, forse, puntare sui tweet in favore di telecamera: quando il cittadino ti guarda in diretta tivù è più bello rispondere e fargli sapere che ti interessano molto le sue domande.

Redazione
Il Fatto Quotidiano 24.04.2014

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