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Napolitano chiede unità il Pd si adegua e salva B.

Napolitano1IL QUIRINALE VUOLE CONSOLIDARE LA “CONVIVENZA NAZIONALE” IL PDL INCASSA. ENRICO LETTA VEDE ALFANO: “SI PUÒ ANDARE AVANTI”.

 Il governo di Enrico Letta non avrà il suo Undici Settembre. Semmai, se ne parlerà tra sette, massimo dieci giorni, persino di più a sentire le colombe più ottimiste del Pdl. La trattativa, oppure la mediazione secondo un linguaggio più aulico, iniziata nella notte tra lunedì e martedì scorsi ha salvato tutti, per il momento. Esecutivo e Cavaliere. Sotto la vigilissima sorveglianza del Colle che proprio ieri, prima che scattasse la fatidica ora X nella giunta del Senato, ha ricordato che “se non consolidiamo i pilastri della nostra convivenza nazionale tutto è a rischio”. Che tradotto molto crudamente, secondo lo stile realista, cioè togliattiano, di Giorgio Napolitano vuol dire: il Pd deve convivere con il Pdl del Condannato di Arcore. Il quale Berlusconi, quando ha saputo del vittorioso congelamento per almeno una settimana, ha commentato soddisfatto coi falchi del Pdl: “Il Pd si è genuflesso, se la sono fatta sotto”. Ad Arcore, infatti, l’uscita di Napolitano è stata interpretata come un richiamo diretto soprattutto al Pd. E ambienti del Quirinale non nascondono la “sorpresa” e “l’irritazione” del capo dello Stato per la posizione del Pd dell’altra sera. Questo è il risultato politico della infinita giornata di ieri. Sospiro di sollievo. Domani è un altro giorno e, aggiunge, un ministro berlusconiano, “ogni giorno ha la sua pena”.
I DUE MAGGIORI partiti delle larghe intese è come se avessero azzerato il tragico, per loro, lunedì della giunta e fossero tornati al punto di partenza, il patto con il Pd per allungare la discussione sulla decadenza di B. e guadagnare tempo in vista del fatidico ottobre, mese in cui il Cavaliere dovrà scegliere se fare i servizi sociali per la condanna Mediaset oppure ritagliarsi un ruolo da ayatollah agli arresti domiciliari. In merito, chi lo ha sentito ieri sera, quando la giunta si era già messa disciplinatamente sul binario dello slittamento, ha parlato di “un prossimo colpo geniale del presidente nei prossimi giorni”. Quale? Mistero assoluto. Fatto sta che per il Quirinale le condizioni per la grazia sono sempre le stesse, garanti le colombe del Pdl (Fedele Confalonieri, la figlia Marina, Gianni Letta, a seguire Alfano e gli altri): passo indietro da senatore, per evitare il voto sulla Giunta, e accettare il percorso della condanna con i servizi sociali. Altre opzioni potrebbero portare di nuovo al muro contro muro di questi giorni. Con la trattativa riuscita di ieri, il Cavaliere ha dato di nuovo credito alle colombe del suo partito. Ovviamente, il tempo è limitatissimo. B. vorrebbe avere un segnale ancora più forte dal Pd entro venerdì, comunque per la fine della settimana. Altrimenti si tornerà agli ultimatum, come quelli pronunciati fino a poche ore fa da Schifani e Brunetta: “Se il Pd vota per la decadenza la maggioranza si rompe”.    Altro grande protagonista della trattativa è stato lo stesso premier Letta, in contatto costante con il Colle e con lo Zio, alias Gianni, ambasciatore del centrodestra. Fino all’ora di pranzo, Letta ha pure confermato la sua partecipazione, insieme ad Alfano, a un convegno a Frascati, organizzato dalla scuola estiva di Magna Carta, la fondazione del ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello. Quindi il forfait. Il suo e quello di Alfano. Segno che si rimaneva a Roma a trattare. Il segretario del Pdl ha riunito i ministri del suo partito nel pomeriggio, per reiterare la minaccia delle dimissioni e fare un po’ di scenari (Letta bis, appoggio esterno). Poi Alfano ha visto “l’amico Enrico” e quest’ultimo ha sentenziato, in nome della responsabilità: “Si può andare avanti”.IL PUNTO DI SVOLTA è stato però l’ennesimo intervento di Napolitano, in occasione del-l’incontro con una delegazione di Barletta, guidata dal neosindaco Pasquale Cascella, già portavoce del capo dello Stato nel primo settennato. Tempo di un’ora e Berlusconi ha dato ordine di “sconvocare” l’assemblea dei gruppi parlamentari del Pdl prevista per oggi alle tredici. Chiaro sintomo di disgelo delle tensioni e congelamento della situazione allo stesso tempo. Tra soddisfazione provvisoria e rabbia per la condanna, il Condannato adesso ha una finestra di “riflessione” di almeno una settimana. L’altro giorno, di fronte alla quasi rottura, le colombe sono diventate falchi gridando al tradimento. Ieri è stato al contrario. Si aspetta “il colpo geniale”. Se verrà.

di Fabrizio d’Esposito
Il Fatto Quotidiano 11.09.2013

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