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COSTITUZIONE, IL DIBATTITO PATACCA NELLA CAMERA VUOTA

Parlamento vuotoIN AULA LA DISCUSSIONE SUL DDL CHE STRAVOLGE LA CARTA. IN COMMISSIONE QUAGLIARELLO PARLA DELLE “MACCHINE A VAPORE”. A SETTEMBRE VOTO SUL TESTO.

Resti agli annali: eravamo in 47 per discutere della nuova Costituzione”. Poco dopo mezzogiorno, il deputato di Sel Arcangelo Sannicandro conclude il suo intervento alla Camera, riassumendo il senso di un dibattito. Ieri l’aula semivuota e distratta della Camera ha esaurito in poche ore la discussione generale sul ddl costituzionale che stravolge l’articolo 138 della Carta e vara un comitato di 42 parlamentari, che dovrebbe riscrivere quasi tutta la seconda parte della Costituzione. Formalità sbrigata e arrivederci al 6 settembre, quando a Montecitorio si inizierà a votare il ddl. “Se riusciremo ad approvarlo entro l’8 settembre avremo impiegato 57 giorni, non si può parlare di esame incompleto” s’improvvisava ragioniere Gaetano Quagliarello, ministro delle Riforme e custode principe del provvedimento. Lo stesso Quagliarello che mercoledì, in commissione Affari Costituzionali, aveva discettato “dell’influenza delle macchine a vapore sulla democrazia parlamentare” . Un intervento pronunciato con voce scadenzata, ostentando tanta ma tanta calma. I Cinque Stelle ne hanno postato un estratto sul blog di Grillo. E punta il dito: “Mercoledì mattina a sorpresa i partiti stavano votando a raffica gli emendamenti di M5S (bocciandoli tutti, ndr). Hanno scoperto che, disquisendo emendamento per emendamento, si fa slittare a data da destinarsi la questione del finanziamento pubblico ai partiti. E così mirabolanti dialettiche per fare melina, con Quagliariello che descrive l’importanza delle macchine a vapore”. Insomma, solo parole inutili pur di non doversi occupare del ddl sui soldi ai partiti, annunciato più volte entro la pausa estiva ma sempre più in bilico. Racconta Riccardo Nuti, capogruppo M5S: “Mercoledì in commissione hanno rinviato la trattazione degli emendamenti sul finanziamento ad oggi (ieri, ndr), su proposta del Pd. L’obiettivo ormai è chiaro: prendere tempo, in qualsiasi modo”.
CHISSÀ SE SERVIVANO davvero a questo le parole colte del ministro per le Riforme, che ha raccontato ai deputati di “un magistrale saggio dei primi del Novecento”, in cui si spiega che “la democrazia cambia anche tenendo conto dei sistemi di trasporti: senza il treno non ci sarebbero stati i comizi anche fuori provincia. Nessuno può negare che l’evoluzione del parlamentarismo è legata all’evoluzione della tecnica”. Poi riflessioni sulla consultazione sulle riforme sul sito del governo ( www.parteci  pa.gov.it  ): “Il risultato deve essere depurato da coloro i quali accedono al sito più d’una volta dallo stesso indirizzo, e quindi bisogna garantire che tutti gli accessi vengano fatti da indirizzi differenti”. Precauzione ovvia, per qualsiasi sondaggio o consultazione tramite il web. Ma Quagliarello ne ha ricordato ugualmentel’importanza. Intanto ieri il ddl costituzionale è passato per l’aula. Nel momento di massima capienza, i parlamentari erano una sessantina. Gli altri erano troppo distratti dalla sentenza su Berlusconi, o semplicemente disinteressati. Nella pancia della Camera, la difesa del testo da parte della maggioranza: talvolta con parole surreali. Marina Sereni (Pd) assicurava: “Nessuno stravolgimento della Costituzione e nessuna modifica dell’articolo 138”. Curiosa smentita del dimezzamento da tre mesi a 45 giorni dell’intervallo tra le deliberazioni delle due camere sull’eventuale riforma, previsto dalla norma a tutela della Carta. Renato Balduzzi (Scelta Civica) commette un mezzo autogol: “Il ddl costituzionale è lo strumento per fare qualcosa, finalmente”. Della serie: sinora abbiamo perso tempo. Deputati sparsi della Lega, favorevolissima al ddl, rivendicano di “voler essere protagonisti del processo di riforme”, e mollano l’ennesima botta al governo: “Mantenga almeno una promessa, facendo le riforme entro 18 mesi”. Anche La Russa dice sì, ma precisa: “Non sono molto ottimista, so che la maggioranza farà più resistenza di quanto saranno vogliosi di ammettere, di fronte alla possibilità di trasformare questa Repubblica in semi-presidenziale”.
E Rosy Bindi, che in direzione Pd aveva sibilato: “Non sacrifico la Carta a questo governo”? Pacificata: “La centralità del Parlamento è stata rispettata, anche attraverso un metodo costituzionale”. Ovvero, quella procedura da quel 138 a cui la maggioranza vuole derogare. Contrari, come sempre, Cinque Stelle e Sel. Fraccaro (M5S): “Hanno bocciato tutte le nostre proposte, se questo è il modo di coinvolgerci il futuro della Repubblica è grigio”. Se ne riparlerà a settembre. Alla maggioranza serve il sì della Camera, per puntare all’approvazione definitiva in seconda lettura entro fine anno. Insomma, vogliono continuare a correre: come i treni di Quagliarello.
di Luca De Carolis
Il Fatto Quotidiano 02.08.2013

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