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Giustizia, scuola, lavoro Renzi non chiude niente.

renzi_presentaLE PROMESSE DEI CENTO GIORNI SONO ORMAI ALLE SPALLE E LE RIFORME COSTITUZIONALI IMPANTANATE ALLE CAMERE. PER QUESTO NE FA DI NUOVE.

Eal 50esimo giorno, arrivò l’annuncio: ottanta euro al mese per ogni nuovo nato nel 2015. Diceva Matteo Renzi che “la presenza del count down è la vera rivoluzione della politica italiana”. É il numerino che si aggiorna ogni 24 ore, sta sul sito passodopopasso e oggi segna 51. “Mi spiego meglio – chiariva il presidente del Consiglio – Nel momento in cui sei accusato di annuncite, noi rispondiamo con l’elenco che dà una data alla quale siamo evidentemente autocostretti”. Però, alla squadra di governo, i panni dell’aucostrizione vanno evidentemente stretti. Così, l’orizzonte delle promesse, dai 100 giorni è passato ai mille. E al di là della vittoria incassata con gli 80 euro, ormai non si sbilancia su nulla che non sia il maggio del 2017. Eppure, era febbraio del 2014, sembrava tutto così facile. Mignolo, anulare, medio. Matteo sciorinava provvedimenti partendo dal dito più piccolo, a marcare la differenza. Tutto doveva succedere in tre mesi: “100 giorni di lotta durissima per cambiare”, disse illustrando le slide della “svolta buona”. Ricordate? Ad aprile la pubblica amministrazione, a maggio il fisco, a giugno la giustizia. E poi il traguardo: “Prendete questa data: 1 luglio”. “Il primo di luglio noi avremo un’Italia più leggera, quindi alla guida del semestre europeo ci sarà, non dico un’altra Italia, perché sarebbe eccessivo, ma sicuramente più leggera. Pronti, si parte”.
Pubblica amministrazione. Ad aprile è partito solo il percorso di consultazione. Per il decreto si è dovuto aspettare ottobre. Ora in Parlamento c’è la legge delega. E lo stesso Renzi, adesso, non promette novità prima della prossima primavera.
 Riforma del Senato. “Questo è testo che noi oggi formalmente consegnamo a tutti i leader politici che stanno in Parlamento – sventolava il premier – È un passaggio impressionante, storico e incredibile”. Per ora, fermo a Montecitorio.
Legge elettorale. Anche qui, toni epici: “Mai più larghe intese, chi vince governa 5 anni, candidati legati al territorio, stop ai ricatti dei piccoli partiti. Vogliamo dirlo che questa è una rivoluzione impressionante per l’Italia?” Diciamolo, ma dopo il voto alla Camera, anche questa si è arenata in commissione a palazzo Madama.
Sblocco debiti P.a.. Grande tormentone, promessi 68 miliardi
entro luglio. Poi ha dovuto aggiornare la scadenza: 21 settembre. Quel giorno la Cgia ha fatto i conti: “Nel biennio 2013-2014 sono stati messi a disposizione 56,8 miliardi di euro e entro il 21 luglio 2014 (ultimo aggiornamento disponibile) ne sono stati pagati 26,1: alle imprese mancano 30,7 miliardi. La promessa non è stata mantenuta”.
Piano sicurezza scolastica. La prima slide parlava di 3 miliardi e mezzo, i conti di oggi parlano di finanziamenti ridotti a un terzo. E il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi (oggi dimesso) ad agosto confessava al Fatto: “Abbiamo aggiornato la scadenza entro la quale comuni e province posso aggiudicarsi gli appalti. Hanno
tempo fino alla fine dell’anno per appaltare i lavori. In questo caso, il denaro arriverà a gennaio 2015 a sindaci e presidenti di Provincia”.
Nuovo codice del lavoro. Nella conferenza stampa del 22 febbraio prometteva entro 6 mesi un assegno universale di disoccupazione e la revisione degli ammortizzatori sociali. Ma il Jobs Act ancora non c’è: la legge delega è passata al Senato (con la fiducia e quasi in bianco): palazzo Chigi promette un testo entro fine anno, Renzi punta tutto sull’articolo 18 e la Cgil tra quattro giorni torna in piazza.
Giustizia. Anche per la giustizia – riforma che prevede, tra le altre cose, la responsabilità civile dei magistrati, l’autoriciclaggio
, il falso in bilancio, il dimezzamento dei tempi dei processi (e delle ferie dei magistrati) – ha superato indenne la scadenza di giugno (come da slide). E la settimana scorsa, il presidente del Senato Pietro Grasso ha vuotato il sacco: “Ormai da mesi – ha detto – sulle riforme penali registro una difficoltà politica di giungere a soluzioni equilibrate: questi interventi sono indifferibili”.   Mille asili. Il primo settembre annunciava un grande intervento per l’apertura di strutture per l’infanzia. Da Barbara D’Urso ha calato la maschera ed è ritornato sull’unico numero che gli ha portato fortuna: mamme, 80 euro anche per voi.

di Paola Zanca
Il Fatto Quotidiano 21.10.2014

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