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Dl stadi, la proposta M5s: tassa sui diritti tv delle società per garantire la sicurezza

StadioEmendamento pronto ad essere presentato in aula, ma con poche possibilità di essere approvato per le resistenze del Pd. Eppure si ricaverebbero 30 milioni.

Una tassa sui diritti tv per far pagare alle società di calcio le spese per la sicurezza fuori dagli stadi. L’idea è del Movimento 5 stelle, che proverà ad inserire l’emendamento nel voto finale sul decreto sugli stadi, che mercoledì primo ottobre approda alla Camera. Le partite di calcio, infatti, costano tanto allo Stato: circa 25 milioni di euro l’anno sul bilancio del Viminale, secondo i calcoli dellaPolizia. E da tempo si discute su chi dovrebbe essere a pagare per queste spese. Il dibattito si è riacceso lo scorso maggio, all’indomani della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina all’Olimpico, segnata dai ben noti fatti di cronaca. Allora fu il premier Matteo Renzi a entrare in tackle sui club della Serie A, sostenendo che “le società dovranno prendersi cura del pagamento dell’ordine pubblico, non voglio che paghino i cittadini”.

Così si spiega l’approvazione in Commissione Affari costituzionali di un emendamento a firma del deputato “dem” Emanuele Fiano, che introduce un contributo tra l’1 e il 3% sugli incassi da stadio delle società. Considerando però che la scorsa stagione le squadre di Serie A, Serie B e Lega Pro tutte insieme hanno guadagnato circa 150 milioni dalla vendita di biglietti e abbonamenti, si tratterebbe di bruscolini: non più di 4 milioni di euro, nella migliore delle ipotesi. Ben altra cosa, invece, sarebbe andare a toccare le società nella loro fonte principale di guadagni: i diritti tv, che in Italia impattano per il 75% sui bilanci delle squadre della Serie A (secondo i dati dell’ultimo rapportoDeloitte). E valgono circa un miliardo di euro a stagione. L’emendamento dei Cinque stelle propone un prelievo dell’1 o del 2% sul totale dei diritti tv e degli incassi da gara.

“Sulle percentuali siamo pronti a discutere: quello che ci preme è la ratio alla base del provvedimento” spiega Tancredi Turco, primo firmatario del testo. In un caso o nell’altro, comunque, si tratterebbe di una cifra rilevante: fino a 30 milioni di euro, ovvero quanto lo Stato spende ogni anno per le partite di calcio. “Non è giusto che certe spese ricadano su cittadini che magari non hanno alcun interesse per il calcio. Mentre qui parliamo di costi extra, che servono esclusivamente a permettere lo svolgimento di certi eventi”, insiste il deputato. Se infatti la sicurezza all’interno degli stadi è ormai garantita dagli steward che sono a libro paga dei club, l’ordine pubblico fuori dagli impianti continua ad essere di competenze delle forze dell’ordine. E tra eventi particolari (come appunto la finale di Coppa Italia), big match o partite ad alto rischio spesso si rende necessario uno spiegamento di forze imponente: circa 6mila uomini ogni weekend. Adesso qualcuno vorrebbe che a sobbarcarsi questi costi fossero appunto le società calcistiche.

Peccato che la proposta dei cinque stelle, verosimilmente, sarà bocciata dal governo: “Il Pd pensa di essere a posto con l’emendamento di Fiano. Ma con quella legge si ricavano pochi spiccioli, noi crediamo che dalle società debba arrivare un contributo significativo”, ribadisce Turco. Discorso diverso per un altro suo emendamento, che propone lo stesso prelievo per finanziare però il Fondo di solidarietà civile per le vittime da reati da manifestazioni sportive. Esiste dal 2010, e attualmente viene alimentato principalmente dalle multe e dal Ministero della Giustizia: rimpinguarlo potrebbe servire a dare una mano alle famiglie dei tanti feriti degli scontri (agenti di polizia compresi). “Il governo mi ha chiesto di ritirare la proposta in Commissione, per poterla valutare ed eventualmente accogliere alla Camera. Sono fiducioso”. Il Movimento, in ogni caso, ripresenterà tutti gli emendamenti in aula. E poi, in caso di bocciatura, al Senato, dove i numeri sono diversi e potrebbero nascere accordi trasversali sul tema. “E’ una questione di principio – conclude Turco – In fondo era stato proprio Renzi a porre la questione, ora bisogna solo passare dalle parole ai fatti”.

Redazione
Il Fatto Quotidiano 30.09.2014

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