Turismo

Turismo a caposele: considerazioni critiche

Turista è colui che, muovendosi dal proprio luogo abituale di residenza, si reca in un altro, per almeno un giorno, per i più disparati motivi: per visitare amici, per pellegrinaggio, per ammirare bellezze artistiche ed ambientali, per svago, per cultura, per affari.

Il turismo è una risorsa importantissima per un territorio, in quanto lo ossigena creando posti di lavoro e favorendo la circolazione di capitali. Ora, essendo Caposele un paese  – potenzialmente per certi aspetti e realmente per certi altri – turistico, va da sé che esso debba in modo peculiare interessarsi del turismo ed approntare al meglio mezzi e modi per sfruttarne le potenzialità di ritorno in termini economici. Ogni Amministrazione comunale di un paese turistico dedica non meno del 50% del suo tempo e delle sue risorse a interessarsi di turismo, a studiarne le dinamiche e a curarlo sul proprio territorio. Si può dire questo di Caposele? Nella esigua biblioteca comunale non mi pare di aver visto libri a riguardo, sulla base dei quali i responsabili del bene pubblico potessero partire per una adeguata progettazione e pianificazione di interventi mirati in tal campo. Il turismo non è una ‘pazziella’ che si può improvvisare, parola di chi se ne è reso conto tre anni or sono mentre studiava notte e giorno per fare il commissario esterno di Geografia turistica agli esami in una scuola secondaria di secondo grado di Cinisello Balsamo (MI).

Attenendomi strettamente alla traccia di riflessione data dal Direttore, analizzerò, secondo il mio discutibile punto di vista, ogni singola potenzialità turistica a me nota presente nel territorio del Comune. Anticipo già da ora che non sarò clemente in alcune mie osservazioni, le quali non saranno volte a colpire questa o quella Amministrazione comunale, ma il modo di affrontare le cose in questo nostro paese. E lo farò con domande retoriche cui volutamente non darò risposta. Ma andiamo al dunque.

  • SANTUARIO DI MATERDOMINI:  Ad oggi è l’unico polo turistico esistente nel territorio comunale ed è abbastanza efficiente in termini di gestione dell’afflusso e dei servizi. San Gerardo brilla di luce propria, nel senso che da solo attira centinaia di migliaia di pellegrini, senza che Comune e Congregazione del SS. Redentore debbano scomodarsi a fargli pubblicità. Un’osservazione c’è da fare però: lo svincolo della superstrada, il parcheggio che c’è a Materdomini, la Rivista sono frutto più della lungimiranza dei Padri che degli sforzi comunali. Caposele non ha mai dotato Materdomini di parcheggi pubblici, aree attrezzate e servizi igienici decenti degni di un paese turistico.

Venendo a Materdomini con la macchina mi colpiscono poi dei dettagli che per un turista non sono secondari.  È normale che sull’autostrada Contursi Terme sia più segnalata di Caposele come località turistica? È normale che lo stesso si ripeta all’uscita di Caposele dove un anonimo cartello “san gerardo” non comunica nulla a chi transita sulla Fondo Valle Sele? La mia sembrerà un’osservazione sciocca ai più, ma è assodato che nell’80% dei casi ottimi cartelli stradali e, in senso lato, ottima pubblicità, fanno sorgere nella persona una maggiore curiosità. Mi è capitato di testare ciò l’anno scorso, quando ho conosciuto una signora alla quale era venuta la curiosità di venire a Materdomini semplicemente perché, viaggiando,  aveva letto l’indicazione sull’autostrada.

Non mi soffermo sul cosa materialmente faccia poi  il Comune per far conoscere meglio Materdomini o per valorizzarne e assisterne i pellegrinaggi, specie quelli a piedi, visto che la via vecchia r San Girardu, battuta da anonimi pellegrini il più delle volte visti solo da chi abita in località Ponte è ancora franata…E l’altra via vecchia dell’Antenna a Materdomini? Nemmeno mi chiedo cosa facciano i Padri per fare di Materdomini, oltre che un centro di spiritualità, anche un centro di studi,  di riflessione sulla maternità e sull’infanzia, visto che Gerardo Maiella è patrono di queste realtà… Il turismo è anche convegni, atti, simposi; è cultura, ricordiamocelo.

SORGENTI DEL FIUME SELE: Tale potenziale attrazione turistica c’è ma è appunto potenziale e basta. Hai voglia a scrivere “Visitate le sorgenti del Sele”: il turista inconsapevole che scendesse a Caposele attratto dalla cosa si troverebbe, all’entrata del Cantiere, dinanzi alla richiesta di esibire il permesso di Bari ad entrare, che ovviamente non ha. Tra l’altro poi se anche le sorgenti fossero free admission, il turista vedrebbe un’opera che risponde giustamente a criteri ingegneristici più che a quelli estetico-turistici per cui….rimarrebbe deluso, sempre esteticamente parlando. L’opera infatti può colpire gli ingegneri ma non tutti i turisti sono ingegneri! Chi ha visto le sorgenti di Cassano mi ha detto che sono belle per il modo in cui la struttura le valorizza. Viceversa tutti (e sottolineo tutti) coloro che ho portato a visitare le sorgenti di Caposele mi hanno detto che sono impressionanti per la portata, ma l’opera in sé non è poi granché perché non sottolinea l’attrazione vera e propria: l’acqua, che di fatto è coperta (l’acqua del canale collettore la devi sbirciare da dietro una grossa paratia di metallo). Personalmente sarei per convincere in ogni modo l’Acquedotto a ricreare il laghetto (coperto, ovviamente) che c’era cent’anni fa. La tecnologia attuale lo permetterebbe. Non capisco perché mai non si dovrebbe modificare (non certo distruggere) una struttura che risale a soli cento anni fa per renderla più fruibile dal punto di vista turistico. Manco fosse un resto di età romana, mah! Ma bisogna essere realisti: l’Acquedotto non credo si butterebbe in un’impresa di ridisegno delle opere di captazione e, visto che è “mègliu quèstu ca niénti”, le sorgenti ce le teniamo ben bene come sono cercando di valorizzare quanto abbiamo. Non sarebbe il caso di contrattare con l’Acquedotto pugliese per ottenere la visita turistica scevra da ogni impedimento burocratico? Mi risulta che in passato una tal cosa sia stata fatta. E ottenuto ciò non sarebbe il caso che il Comune istituisca nei mesi estivi un bus  navetta che da Materdomini porti i turisti anche a Caposele? Non sarebbe altresì il caso che Comune, Santuario e Acquedotto in mutua collaborazione lavorino, anziché essere indifferenti l’un l’altro, per trovare le soluzioni più idonee per il rilancio del turismo e la fruizione turistica del territorio? Io ho un sogno: Caposele non solo città di sorgente, ma addirittura capitale dell’acqua qui, nel Sud Italia, visto che le carte ce le ha tutte (le infrastrutture forse un po’ meno) con iniziative quali convegni di respiro nazionale, pubblicazioni, mostre. Caposele promotrice di una rete che unisca in un unico sodalizio tutte le altre città di sorgente dell’intero territorio nazionale. Giocheremmo una carta di circa sei milioni di persone che vivono grazie a noi: un decimo della popolazione nazionale. Sarebbe il Comune all’altezza di ciò? Chissà.

CHIESA MADRE DI SAN LORENZO: Opera di indiscutibile bellezza, sia artistica che architettonica. Una cattedrale nel deserto però, dal punto di vista turistico. Perché mi si chiederà. La risposta è semplice: ciò che non si conosce semplicemente non lo si va a vedere. A me è capitato di trovare su Internet luoghi turistici e visitarli per curiosità. Se la Chiesa madre non la si propaganda bene nessuno la visiterà mai, ‘aivòglia r fà cap r’àngili e curniciùni’! Basterebbe pubblicizzarla alle folle di Materdomini: è a nemmeno due chilometri! Si tratta ancora una volta di innestare i percorsi turistici di Caposele con quelli di San Gerardo.

PARCO FLUVIALE: Io non so bene cosa sia il Parco fluviale del Sele: forse l’area verde vicino alle cascate della fontana di Santa Lucia? Me lo auguro perché è carina, anche se troppo piccola e non estesa fino alla bella cascata di Pietra di Cola. Include per caso anche quel  dieci volte vergognoso sentierucolo che costeggia il fiume e che in un tratto diventa di neanche un metro di larghezza? Contempla per caso un paio di ponti stile giapponese che sono un pugno nell’occhio per un paese di montagna che ahimè giapponese non è ma italiano? Comprende, com’è giusto che sia, tutta la strada che costeggia il fiume, dove fanno bella mostra di sé una gualchiera mangiata dai rovi, bombardamenti nell’asfalto, sacchi enormi di pietra  a mo’ di muro, antichi macelli demoliti? (Parlo del tratto che da Capodifiume arriva fino alla curva r Ginnarinu Casillu buonanima). Beh,  se è questa l’idea di Parco fluviale io la rigetto totalmente. E non mettiamolo nemmeno lontanamente nel novero delle potenzialità turistiche di Caposele perché credo che ogni persona che venga a vederlo, almeno allo stato attuale dei fatti, non potrebbe che riderci in faccia. I Parchi fluviali si fanno con gli espropri, non con i compromessi. Altrimenti non farli è meglio.

OASI DELLA MADONNINA, MUSEO DELLE ACQUE E MUSEO DI LEONARDO: Non conosco queste opere perché non le ho mai visitate (tranne la prima che penso sia quella dei padri di Materdomini), per cui ciò che non si conosce non lo si giudica. Certamente penso che siano validi elementi che caratterizzino un eventuale iter  turistico. Arredi, ovvio, di un percorso che avrebbe come poli sempre Materdomini, sorgenti, San Lorenzo. Non è stato inserito come attrazione turistica strettamente legata alla chiesa madre ciò che resta dell’imponente castello di Caposele, semplicemente perché credo che allo stato attuale sia impresentabile, visto che le radici delle acacie stanno sgretolando mura di più di mille secoli fa, senza che il Comune, qualora gli spettasse, si impegni non dico a ristrutturarlo, ma almeno a proteggerlo in quanto monumento più antico di Caposele. Forse dovrebbero veramente scattare provvedimenti da parte di Enti più alti per far prendere coscienza di quale ricchezza, in termini di memoria, serbano quelle pietre…

BOSCO DIFESA DI CAPOSELE: L’antica Difesa del Principe di Caposele, ora demanio, merita un accenno particolare. Lodevole fu l’iniziativa, lustri or sono, di dotare una piccola zona del bosco comunale di percorsi, gazebo, fontane, tavoli, vasche e quant’altro per renderla fruibile da chi, caposelese e non, volesse trascorrere una giornata all’insegna della natura. Anni or sono un gruppo scouts di Caserta, guidato da due miei amici, mi chiesero se Caposele avesse aree tali da poter permettere un campo scouts. Li accompagnai a San Vito, a Materdomini, a Caposele e al Bosco e rimasero soddisfatti della zona. Indi parlarono con l’allora Sindaco che si mostrò entusiasta dell’eventualità di fare di Caposele un paese scouts-friendly. Essendo toccati quell’anno a Caposele i lupetti (scouts piccoli) si preferì alloggiarli a casa Houston, al Cantiere, per permettere un approvvigionamento più celere. Ricordo che il Comune, certamente in buona fede, mandò ad accogliere i piccoli scouts due o tre ragazzi che per via pensarono bene di ubriacarsi; per giunta non fu data loro nemmeno la chiave, mi sembra, del bagno, se non dopo tempo. Se non fosse stato per don Vincenzo e per alcune signore… Risultato: finito il campo se ne andarono, dispiaciuti di non poter tornare più a Caposele in quanto il paese, a loro giudizio ottimo per lo scoutismo, era tuttavia privo di una mentalità tale da poter ospitare dei gruppi. È proprio vero: p n’acina r sàlu si guasta la m’nestra. Difatti in dieci anni non mi pare siano tornati più. Eppure il turismo dei gruppi alimenta un fiorente giro di affari. Non solo: gli scouts puliscono, valorizzano, fanno conoscere in tutta Italia le zone naturali che li ospitano. Passano parola… e quando il vino è buono si vènn senza frasca!

Caposele è un paese ricco di storia (come attestano pile di documenti negli Archivi, anche se qualcuno nel numero precedente della rivista ha erroneamente affermato il contrario)  di tradizioni e di attrattive. L’inganno nel quale credo che si cada, oltre che nelle chiacchiere che non hanno mai fine, è quello di credere che chissà che cosa si dovrebbe mai fare. Curare il paese, pubblicizzarne le risorse (la pubblicità è l’anima del commercio), investire in termini di cultura e solide collaborazioni con gli enti, valorizzarne i prodotti, non ubriacarsi quando si accolgono gruppi…. Basta partire da piccole e oculate scelte e metterle in atto, e il resto penso verrebbe da sé. Magari abbandonando, ovviamente, la logica del ‘sta bene la mia panza, stannu buoni tutti quanta’.

Mi si perdoni il tono polemico di questo mio intervento, il cui messaggio finale è di pungolare chi di dovere di iniziare a fare qualcosa. Io non so quanto il Comune spenda nel suo bilancio annuale in termini di conoscenza delle dinamiche e dei canali del turismo, di promozione turistica e di tutto ciò che afferisce al turismo. Non è forse giunta l’ora di convincersi definitivamente e seriamente che la sopravvivenza del nostro paese è legata a maglie strette al turismo e al tornaconto  economico che esso alimenta? Magari gli altri paesi avessero ciò che abbiamo noi! ma non ce l’hanno. Noi invece ce l’abbiamo e non facciamo nulla. Solo chiacchiere, come del resto le mie…

Mario Sista

La Sorgente n° 82

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