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Campania, Di Maio: “Nuove elezioni. E azione civile da 3 milioni contro Renzi”

ciarambino di maioIl componente del direttorio del Movimento 5 Stelle all’attacco sul caso De Luca: “Chiederemo al presidente del Consiglio i soldi spesi per tornare alle urne ”. Sua l’intera responsabilità politica dello stallo: “Non lo doveva candidare, invece si è sdebitato per il sostegno dell’ex sindaco di Salerno alle primarie nazionali dei democratici”.

L’unica soluzione è “tornare a votare”. Per uscire dallo stallo creato in Campania dall’elezione di Vincenzo De Luca, neo governatore non ancora insediato ma già sospeso per effetto dellalegge Severino, non ci sono altre strade. Ne è certo Luigi Di Maio, componente del direttorio del Movimento 5 Stelle, che annuncia un’azione civile nei confronti del premier Matteo Renzi: “Gli presenteremo il conto dei tre milioni di euro che serviranno per celebrare nuove elezioni in Campania”.

A sentirla parlare si direbbe che la colpa è tutta del presidente del Consiglio e segretario del Pd?
Anche De Luca ha le sue responsabilità: da sindaco di Salerno ci aveva già abituato ad andare oltre la De-Luca-De-Mitalegge. Ricordo che furono i nostri avvocati a farlo decadere dalla carica di primo cittadino del comune campano per incompatibilità della carica con quella all’epoca assunta di viceministro alle Infrastrutture del governo Letta. Ma non c’è dubbio che la responsabilità politica dell’intera vicenda sia proprio di Renzi.

Per quale ragione?
Doveva fermarsi, capire che la candidatura di De Luca era inopportuna dal punto di vista politico e, quindi, non candidarlo. Soprattutto in presenza di una legge come la Severino che ha lo scopo di selezionare in meglio la classe dirigente. Invece è andato avanti, sdebitandosi in modo clientelare con il neo governatore sospeso per l’appoggio che, a suo tempo, gli aveva garantito in Campania in occasione delle primarie nazionali del Pd, grazie alle quali Renzi è diventato segretario del suo partito. Insomma, la situazione del tutto inedita determinatasi in Campania altro non è che il frutto della spregiudicatezza di Renzi e di De Luca.

E adesso, come se ne esce?
Seguendo la prassi. Se il Consiglio regionale si fosse riunito lunedì, come inizialmente previsto, non rosetta3avrebbe potuto che prendere atto dello stallo e aprire la strada a nuove elezioni. Invece la consigliera anziana Rosetta D’Amelio ha sconvocato la seduta  a nostro avviso in modo illegittimo visto che il provvedimento non è stato iscritto nel Burc, l’equivalente della Gazzetta ufficiale regionale. Per questa ragione denunceremo per abuso d’ufficio il facente funzioni del segretario regionale che si è assunto la responsabilità di avallare tale atto.

Insomma, dal suo punto di vista non resta che tornare alle urne?
Esatto. Siamo arrivati ad un punto in cui De Luca spera che il suo ricorso per la sospensione della sospensiva inflittagli per effetto della legge Severino sia accolto dal giudice ordinario entro il 12 luglio, punto di non ritorno in base allo Statuto regionale. Ma nessuno dice che, in realtà, la sospensiva, in caso di accoglimento del ricorso, sarà legata al giudizio di costituzionalità sulla stessa Severino che tra qualche mese la Consulta sarà chiamata ad emettere. E se si accertasse che la legge è costituzionale, essendo la sua applicazione retroattiva, determinerebbe la decadenza della gran parte degli atti compiuti nel corso della legislatura regionale. Come nel gioco dell’Oca, quindi, si ritornerebbe al via. E’ impensabile che il Consiglio regionale resti appeso ad una sentenza della magistratura e che a pagare, come sempre, siano ancora una volta i cittadini.

Pagare in che modo?
Le faccio solo qualche esempio. Lunedì, fuori dalla Regione, c’erano i rappresentanti dei circa 10mila lavoratori dei Consorzi unici di bonifica che gestiscono in Campania le discariche regionali. Sono da 30 mesi senza stipendio e si aspettavano delle risposte. Invece, si sono trovati di fronte ad un rinvio. Se stanotte, toccando ferro, ci fosse un terremoto non ci sarebbe un assessore alla Protezione civile in grado di gestire l’emergenza. Poi c’è la questione della cassa integrazione in deroga in scadenza e, anche in questo caso, non ci sarebbe un assessore competente ad occuparsi della questione. Insomma, siamo di fronte ad una situazione gravissima determinata, ancora una volta, dall’arroganza dei partiti che, pur di assegnare poltrone ai loro sodali, non si fanno scrupoli ad agire in deroga ad una legge, la Severino, renzi-de-luca-71che essi stessi hanno votato e approvato. E mi auguro che su questa vicenda anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si faccia sentire.

Però, contrariamente alle previsioni di molti, Matteo Renzi ha sospeso De Luca prima che il neo governatore nominasse la giunta. Come se lo spiega?
Nei giorni che hanno preceduto la sospensione di De Luca, i nostri avvocati hanno mandato al premier due diffide in cui gli si prospettava, in caso di ritardo nell’adempimento delle formalità legate all’applicazione della Severino, il rischio di commettere il reato di abuso d’ufficio. Non solo, eravamo già pronti a promuovere contro di lui anche un’azione civile per conflitto d’interessi essendo il presidente del Consiglio anche segretario del Pd, lo stesso partito del neo governatore della Campania che un eventuale ritardo di Palazzo Chigi avrebbe avvantaggiato. Evidentemente anche i suoi legali devono avergli prospettato che il rischio di fare la stessa fine di De Luca era reale e concreto.

di Antono Pitoni
Il Fatto Quotidiano 01.07.2015

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